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LE PERSONE AL CENTRO

“LE PERSONE AL CENTRO”

Loredana Bergamini

Cerchiamo sempre di dare il massimo nella vita privata e in quella professionale. Proviamo a essere eccellenti in tutto: seguiamo i nostri desideri, le nostre aspirazioni, le nostre passioni. Siamo persone speciali in un'azienda speciale.

Nel mio gruppo di lavoro siamo in larga maggioranza donne. Quest'anno abbiamo festeggiato l'arrivo di ben sei bambini: Beatrice, Vittoria, Celeste, Simone, Davide, Andrea. È stato un dono per tutti. Ed è stato meraviglioso vedere le madri di queste creature continuare a impegnarsi sul lavoro traendo forza dalle loro gravidanze. La maternità è maestra di vita. Questi bambini hanno reso più evidente e concreto in ufficio il valore della solidarietà. Tutti hanno aiutato con gioia, pronti a sostenerci a vicenda. Io sono madre di un figlio ormai grande e lavoro da circa trent’anni, quindi posso confrontare la mia maternità di fine millennio con quelle attuali. È tutto diverso perché sono diversi gli strumenti a disposizione delle donne. Almeno da noi. Abbiamo la possibilità di vivere le nostre molte vite e di essere persone migliori e più felici; lavorare mentre si crescono i figli e si accudiscono i genitori anziani, avere del tempo per sé e viverlo senza sensi di colpa.

Si sta finalmente affermando una mentalità che vede il luogo del lavoro come lo spazio dell'accoglienza e della valorizzazione degli individui. Ogni lavoratore è innanzitutto una persona. Io mi sento realizzata proprio perché sono libera di agire e di esprimere me stessa, non solo come professionista ma soprattutto come individuo. Sotto questo aspetto, la nostra azienda è una specie di laboratorio sociale dove si sperimentano nuove modalità di relazione tra gli esseri umani. È giusto e normale che ciò avvenga in ambito lavorativo: il lavoro è la base di una comunità.

Se penso ai nostri uffici e alla vita di cui sono teatro, mi vengono in mente immagini come quelle del villaggio, del mercato, dell'agorà. Ambienti a misura d’uomo, dove ci si aiuta perché le relazioni sono basate sulla conoscenza e sul rispetto. Ci si aiuta perché se vince uno solo, perdono tutti gli altri. Tutti dovrebbero sentirsi vincitori, ciascuno a modo proprio.

I nostri prodotti sono farmaci e i pazienti sono al centro di ogni nostra azione. Tutte le aziende hanno una visione, noi abbiamo un “Credo”. Parole che danno senso al lavoro quotidiano e che stimolano a fondare le decisioni strategiche su basi etiche. Una cosa molto bella, a mio parere.

Da giovane volevo essere un medico e mi sono laureata in Medicina. Poi ho scoperto il mondo farmaceutico e un modo diverso di rispondere ai bisogni dei pazienti. Ho avuto la fortuna di lavorare nella Direzione Medica, il reparto che sviluppa i nuovi farmaci e che per primo li porta ai pazienti. Si chiama "uso compassionevole". Anche questa mi sembra una cosa molto bella. Il termine "compassione" utilizzato secondo l'etimo originario, cioè patire insieme a qualcuno. In una comunità, le persone si aiutano perché sanno anche soffrire insieme. La condivisione emotiva è il loro pane quotidiano e anche il nostro.