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Al via prima Giornata Mondiale per l’Epilessia

Al via prima Giornata Mondiale per l’Epilessia

Mercoledì 11 febbraio 2015

Lunedì 9 febbraio 2015, si è celebrata la 1° Giornata Internazionale dell’Epilessia. A partire da quest’anno, la Giornata si svolgerà ogni secondo lunedì di febbraio e prevedrà numerose iniziative in diversi Paesi e attività volte a migliorare la conoscenza sulla malattia, abbattere i pregiudizi che affliggono i pazienti e raccogliere fondi per migliorare la ricerca scientifica.

La Giornata è organizzata dall’IBE (International Bureau of Epilepsy) e dalla ILAE (International League Against Epilepsy), in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), e vede il coinvolgimento di 138 Paesi aderenti all’IBE e all’ILAE. In Italia, su questo fronte è da sempre attiva la LICE (Lega Italiana contro l’Epilessia), la società scientifica che in Italia riunisce i medici epilettologi. Aderisce all’ILAE (International League Against Epilepsy) e insieme all’IBE promuove da molti anni Campagne informative sul territorio nazionale e una serie di iniziative volte a divulgare una corretta informazione e a contrastare pregiudizi e discriminazione per i pazienti con epilessia.

Attraverso la sua Fondazione (Fondazione Epilessia LICE), quest’anno la LICE ha lanciato la campagna «La mia epilessia, il mio video», iniziativa mirata a raccogliere le video testimonianze di pazienti e familiari, invitando loro a raccontare la propria storia nella lotta quotidiana contro questa patologia. Questa campagna ha l’obiettivo di aiutare le persone che soffrono di epilessia a uscire dall’ombra, raccontare la loro esperienza e contribuire, in questo modo, a sconfiggere i pregiudizi sociali che ruotano attorno alla malattia.

L’Epilessia è una malattia neurologica che si manifesta in forme molto diverse tra loro, tanto che è più corretto parlare di epilessie al plurale, piuttosto che al singolare. In media, ne soffre una persona su cento, con circa 6 milioni di persone in Europa e circa 500mila in Italia – il tasso è di 30.000 nuovi casi l’anno. A causa della sua diffusione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità la riconosce come malattia sociale.