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Leucemia: cellule malate si trasformano in cellule buone

Leucemia: cellule malate si trasformano in cellule buone

Mercoledì 18 marzo 2015

Nuove speranze per i malati di leucemia grazie alla scoperta dei ricercatori dei laboratori di Stanford. La scoperta è avvenuta un po’ per caso durante un normale trattamento di cellule cancerogene leucemiche.

Gli scienziati avevano isolato in laboratorio cellule cancerogene di un paziente affetto da leucemia linfoblastica acuta, che provoca la moltiplicazione di globuli bianchi non completamente formati, e quindi inutili, nel midollo osseo e nel sangue.

Il gruppo di studio dava a queste cellule qualsiasi tipo di sostanza per nutrirle e studiarle. Ma uno dei più giovani membri dell’equipe, Scott McClellan, si è accorto che si stavano trasformando in innocui macrofagi, cellule difensive capaci di “ingoiare” e distruggere microbi nocivi, incluse cellule cancerogene.

Una volta individuata la causa di questa “metamorfosi” (un cocktail di proteine che si legano a determinate sequenze di DNA), i ricercatori hanno osservato che le nuove cellule, nonostante conservassero alcune caratteristiche di quelle tumorali da cui derivavano, non scatenavano la malattia in topi modificati geneticamente per non avere difese immunitarie.

Secondo gli autori della ricerca, riprogrammare le cellule cancerogene per convertirle in globuli bianchi «può rappresentare una nuova strategia terapeutica».

In realtà, come ammette anche la squadra del dottor Majeti, questo metodo non è completamente nuovo ma fa riferimento a studi pubblicati dal 2004 dal ricercatore Thomas Graf, primario presso la Scuola di medicina “Albert Einstein” di New York e, in anni più recenti, dal Centro di regolazione genomica di Barcellona.

Il dottor Graf non ha studiato cellule cancerogene direttamente prelevate da pazienti ma linee cellulari, colture di cellule moltiplicate più volte in laboratorio a partire da un campione originale. Sono cellule simili alle HeLa, prelevate più di 60 anni fa da Henrietta Lacks, che lavorava nei campi di tabacco del Maryland e morì a 31 anni per un fibroma. Gli scienziati mantengono in vita queste cellule, le moltiplicano per studiarle e, nel caso di Henrietta Lacks, per scoprire la causa del tumore al collo dell’utero.

Ma la novità principale dello studio svolto a Stanford sta nel fatto che la trasformazione delle cellule cancerogene in globuli bianchi è avvenuto spontaneamente. «L’ideale sarebbe trovare una sostanza chimica che accelera questa metamorfosi spontanea» aggiunge Graf.