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LA SERENITÀ DI UNA MADRE

“LA SERENITÀ DI UNA MADRE”

Maria Merenda

Sono nata in un paesino di campagna della provincia di Caserta. Non volevo adagiarmi sulla semplicità della vita contadina: la mentalità arcaica di paese non mi piaceva e avevo altri progetti per il mio futuro. Ma non era facile. Così sono diventata maestra di scuola elementare, mi sono sposata e ho continuato a fare supplenze finché, come per magia, si è presentata l’opportunità di trasferirmi a Milano.

Non era una decisione facile da prendere, ma era la mia occasione. Mio marito mi ha supportato e insieme ci siamo lanciati nell'avventura.

Ho sfoderato i tratti migliori del mio carattere contadino e campano: determinazione, espansività, tenacia, umiltà. Il direttore finanziario di allora mi apprezzava e ricordo che un giorno mi disse:
- Se avessi mille lire da affidare a qualcuno, le darei a lei!

Sono diventata milanese d'adozione e ho messo al mondo il mio primo figlio. La mia storia di madre e di lavoratrice è emblematica, perché dimostra quanto sia cambiata la nostra azienda nel giro di una decina d'anni.

Dunque, detto in tutta franchezza, in ufficio il mio primo figlio è stato accolto come una piccola sventura. Mi sono sentita colpevole di chissà quale reato ed è stato mio marito a chiedere la licenza di paternità. Mi “tiravo” il latte al mattino e lui si occupava di tutto, mentre io restavo in ufficio.

Mio padre mi raccontava che quando andava in campagna con il calesse, la cavalla che aveva appena partorito impazziva dal dolore di lasciare il puledrino e la sera galoppava per tornare in stalla.

Come ogni madre, provavo la stessa sofferenza.

Due anni dopo abbiamo ricevuto il dono di un secondo figlio. La situazione si è ripetuta pressoché identica alla precedente, ma questa volta ero più preparata e ho sofferto meno. A poco a poco le cose si sono stabilizzate, i figli sono cresciuti e nel 2003 è nato il nostro terzo figlio. Subito ho pensato: “Oddio!” Invece il mio nuovo superiore s'è illuminato in volto. Mi ha fatto i complimenti e mi ha detto:
- I figli sono una benedizione e bisogna ammirare le madri che lavorano. Sono donne speciali. Danno il meglio di sé in ufficio e in famiglia!

Mi sembrava di essere tornata in campagna, quando i bambini erano considerati regali del cielo e risorse economiche. L’azienda era sempre la stessa, ma il clima e la mentalità erano completamente cambiati.

Oggi, in ufficio, vedo molte donne e un fiorire di gravidanze. La maternità non è considerata una disgrazia che arreca danni danni all'azienda, ma il fulcro stesso della nostra esistenza. Una ventata di energie positive, idee, progetti, creatività, speranze. Un patrimonio di emozioni da condividere.

Il dono più grande che ho ricevuto dalla mia “nuova” azienda è stato quello della serenità, forse la cosa più importante per una donna quando diventa madre.