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LE TESSERE DEL MOSAICO

“LE TESSERE DEL MOSAICO”

Marta Di Benedetto

Sono friulana e abito a Spilimbergo, un piccolo paese tra Pordenone e Udine. Io sono sempre in viaggio, Spilimbergo invece è sempre là: mi vede partire e mi aspetta tornare. È un posto molto bello, la “città del mosaico”. Quando mi fermo a pensare alla mia vita mi viene in mente proprio l’immagine del mosaico. Un’opera costituita da tanti pezzetti, magari di poco valore, che nel loro insieme formano una cosa bella. Nel mio personale mosaico, la sfera professionale e quella umana sono intrecciate. Le tessere ogni tanto saltano e devo rimetterle a posto. Non è sempre facile ma ne vale la pena. Noi donne abbiamo le qualità per farlo.

Mi sono laureata in Chimica e Tecniche Farmaceutiche. Sognavo di diventare una ricercatrice e mi vedevo al centro di grandi studi al servizio dell’umanità. Ma erano anni in cui il lavoro ti inseguiva e così, una settimana dopo la laurea, sono entrata in azienda. L’impatto con il mondo del lavoro non è stato facile. Era molto commerciale e io soffrivo di una timidezza quasi patologica.

A poco a poco ho superato le mie ansie e ho scoperto quanto possa essere gratificante il lavoro di informatore. Soprattutto per una donna. Sei sempre lì a un passo dai tuoi limiti e devi impegnarti al massimo per superarli. Il nostro ruolo è offrire speranze. Non siamo medici e non siamo ricercatori, però anche noi siamo al fianco dei pazienti.

È un mestiere fatto di parole. Occorre trovare quelle giuste, ma non è facile. I contenuti spesso non bastano. Alle donne serve una fatica doppia per essere considerate credibili. Un sorriso fuori posto, un passo sbagliato, un abito in disordine o troppo in ordine vengono facilmente fraintesi.

Molte donne possiedono un talento straordinario, ma non riescono a esprimerlo perché faticano a comunicare. Aziende innovative come la nostra possono fare molto. Penso ad esempio a corsi di recitazione, autocontrollo, gestione personale, motivazione. Noi però dobbiamo essere disposte a uscire dal guscio e a metterci in gioco. Fare le cose sul serio senza prenderci troppo sul serio. Rischiare anche un po’, seguendo le nostre passioni.

A proposito di passioni, in azienda abbiamo una rock band. I colleghi suonano e il nostro amministratore delegato canta. È un leader nato. Non è una star, ma ce la mette tutta. Un centinaio di concerti di beneficenza all’anno sono un grande impegno, un modo creativo e innovativo per comunicare trasparenza, migliorare la reputazione, stabilire un dialogo tra il pubblico e il privato. Io sono una delle animatrici del “fan club”. Un’altra scelta di passione. Senza di noi, la band non funziona come dovrebbe e le serate non decollano. Noi invitiamo le persone a uscire dai loro schemi abituali e lo facciamo bene.

Nel nostro piccolo facciamo la differenza. E nel “fan club” siamo tutte donne!