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CERCA

R&S: Italia sesta in Europa ma investe meno della media

Ricerca e Sviluppo: Italia sesta in Europa ma investe in salute meno della media europea

Mercoledì 16 settembre 2015

Da una ricerca Deloitte e Janssen, risulta che, nonostante negli ultimi decenni in Europa la spesa sanitaria sia decisamente aumentata, gli investimenti in Ricerca & Sviluppo in ambito sanitario sono in una fase di stagnazione.

Il nuovo studio dal titolo Investire in R&S nel settore della salute in Europa. Un percorso per sostenere l’innovazione e le economie più forti analizza le ragioni dei costi sanitari crescenti in Europa e del corrispondente stallo degli investimenti in Ricerca & Sviluppo, dopo decenni di forte crescita, facendo emergere alcuni aspetti rilevanti:

• Si prevede che entro il 2030 la spesa sanitaria salirà dal 13% al 18% del PIL europeo;

I finanziamenti pubblici rivolti alla R&S nel settore salute in Europa (promossi dai governi e dalle università) sono cresciuti in modo significativo negli ultimi dieci anni, ma dal 2009 hanno visto un rallentamento. Come risultato della minore crescita, l'Italia ha investito proporzionalmente meno fondi  pubblici in R&S sulla salute (6%) rispetto alla media europea degli investimenti e meno di altri paesi come la Germania e il Belgio.

In Europa gli investimenti in Ricerca & Sviluppo in ambito sanitario sono poco più della metà di quelli degli Stati Uniti. Per due terzi sono “privati” e per un terzo sono “pubblici” di provenienza nazionale o europea;

• Nella UE, nell’ultimo decennio, gli investimenti pubblici nazionali in R&S in ambito sanitario sono cresciuti in modo significativo, ma dal 2009 sono rallentati e dal 2012 sono in una fase di stallo, ad eccezione della Danimarca che, nel biennio 2010-2012, è stato l’unico Paese europeo ad aver aumentato questo capitolo di spesa (+17%).

Più del 85% degli investimenti privati in R&S nel settore della salute in Europa è concentrato in 5 Paesi (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna). L'Italia ha offerto incentivi (ad esempio fiscali) per promuovere gli investimenti in R&S.

L'Italia si classifica sesta fra tutti i 28 Stati membri dell'UE in termini di impegno finanziario del settore privato e della spesa pubblica in R&S.

“Questo studio deve suonare come un allarme sia per il settore pubblico che per quello privato” ha dichiarato Beatrice Tardieu, Senior Director del Centro Janssen per la Politica Sanitaria. “Se non si agisce è chiaro quali saranno le conseguenze. È necessario adottare un approccio determinato e, al tempo stesso, collaborativo per migliorare le strategie di finanziamento di R&S e stabilirne la priorità”.

Lo studio sostiene che l’aumento degli investimenti in Ricerca & Sviluppo è fondamentale per migliorare le cure per i pazienti e per la crescita economica in Europa, oltre che per rispondere all’aumento della spesa sanitaria, riducendo il carico che grava su infrastrutture già provate come le Aziende Ospedaliere. La trasformazione dell’economia europea in un’economia sempre più basata sulla conoscenza, è una delle priorità stabilite dalla Commissione Europea per il 2020. In questo senso, il ruolo del settore sanitario è cruciale per il futuro dell’economia europea.

“L’investimento del settore privato in R&S in Italia ha svolto e svolge un ruolo cruciale nella ricerca di nuove soluzioni terapeutiche per rispondere ai bisogni dei pazienti ancora non soddisfatti – afferma Massimo Scaccabarozzi, AD di Janssen Italia -. Il Bel Paese si conferma competitivo nel settore della ricerca in ambito farmaceutico anche se, a livello governativo si potrebbe fare molto di più per attrarre ulteriori investimenti stranieri”.

Negli ultimi anni, alcuni progressi per rispondere a queste sfide sono già stati compiuti. Tra gli altri, l’adozione di un Regolamento europeo sui trial clinici, l’aumento delle fusioni fra aziende del settore, accordi di licenza e acquisizioni di aziende biotecnologiche da parte di grandi gruppi bio-farmaceutici. Tutto ciò ha evidenziato altri aspetti che potrebbero avere effetti positivi sulla Ricerca e Sviluppo nel settore sanitario. In primo luogo la promozione di maggiori collaborazioni innovative tra gli stakeholder del settore. Ad esempio: la creazione di piattaforme di condivisione di dati che, considerata l’enorme quantità di informazioni mediche provenienti dai vari istituti sanitari di tutta  Europa può aiutare a razionalizzare le ricerche condotte in ambito accademico, dagli Enti governativi, alle aziende farmaceutiche e produttori di dispositivi medici. Benché iniziative di questo tipo siano già state intraprese e siano finanziate (ad esempio con programma quadro UE) è necessario aumentare la consapevolezza dell’intero mondo healthcare sull’importanza per la Ricerca di disporre di tali sistemi informativi condivisi.

“Nonostante le recenti evoluzioni, persistono una serie di ostacoli regolatori che contribuiscono ad una certa stretta sugli investimenti in R&S – ha aggiunto il Dottor  Scaccabarozzi -. È necessario, quindi, rivedere l’approccio europeo in questo settore per poter sostenere ulteriori innovazioni capaci di migliorare la qualità di vita delle persone”.

“I governi devono remunerare in maniera trasparente le nuove  tecnologie attraverso adeguati meccanismi di rimborso, che consentano un accesso al mercato rapido e ampio, in linea con il processo di approvazione europeo” ha aggiunto il Dottor Omer Saka, principale autore della ricerca e Partner di Deloitte Financial Advisory, leading the Life Sciences & Healthcare Practice, Deloitte Belgio.